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Il Canzoniere 209


naso». Da tutti questi elementi trasse evidentemente profitto il Bandello.

V. 3. Amoroso tòsco, veleno d’amore; altrove liquore, cfr. sonetto CXLII, v. 3.

V. 4. Dàlle, le dà, dà a Valchiusa. In rima questa parola com posta è di gusto dubbio.

V. 8. V’affermò le spalle, cioè vi salì in vetta; è implicita l’idea dell’ascesa faticosa.

V. 9. Re de’ fonti, il Sorga, la sorgente, per eccellenza, che qui sorgendo presto si slarga in conca di fiume.

V. 11 U’ maggior vaso, la congiunzione delle acque del Sorga e della Duranza di cui si disse or ora alla nota 2.

V. 12. I’ pur, anch’io dice con soddisfatta commozione il poeta. Il verso è in parte ripetizione del v. 11, son. LXXXVI.

V. 13. Stanza, dimora in genere, località ove dimorò con predilezione. Remota, dà l’idea della solitudine tanto cercata e cara all’autore del trattato latino, in due libri, De vita solitaria. — Sappiamo dai biografi che il Petrarca per fuggire i frastuoni della città papale, lasciò dopo il 1337, Avignone e si ritirò a vita solitaria presso le sorgenti del Sorga, in una piccola casa a Valchiusa, valle effettivamente chiusa da tre parti da rupi erte e dirupate.


CXLVIII.

Ad Avignone e a Valchiusa. È il devoto d’amore che contempla pensoso quei luoghi e rievoca il dolce romanzo di messer Francesco e della bella Provenzale.


Qui nacquer dunque i bei sospiri ardenti
     D’un vivo lauro sparsi alla fredd’ombra,
     La cui dolcezza ancor mill’alme ingombra:
     4Sì fur soavi i mesti lor accenti.
Qui mille volte i vaghi augelli intenti,
     Quando si schiara il dì, quando s’adombra
     Stettero al canto ch’ogni canto sgombra,
     8Laura gridando tra le frondi i venti.
Di Sorga il fonte crebbe qui sovente
     Al dolce lagrimar del gran poeta,