Il Canzoniere (Bandello)/Alcuni Fragmenti delle Rime/CXLII - Con quella bianca man, ch'avorio schietto

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CXLII - Con quella bianca man, ch'avorio schietto

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CXLII - Con quella bianca man, ch'avorio schietto
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CXLII.

Beve licor d’amore, che agisce su di lui come il magico filtro delle leggende antiche; e la bevanda maravigliosa gli è porta dalla Mencia.

Con quella bianca man, ch’avorio schietto
     E pura neve vince di candore,
     Femmi gustar Madonna quel liquore,
     4Ch’allegra il cor da gravi affanni astretto.
Freddo mi parve al gusto, ma nel petto
     Subito accese sì cocente ardore,
     Che ’n un momento m’arse dentro e fore,
     8Come tra vive fiamme solfo eletto.
Rise Madonna allor con tanta gioia
     Del fiero incendio mio, del mio martìre,

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     11Che la memoria ancor il cor m’annoia.
Che debbo dunque far se non languire,
     Se quel che altrui conforta a me dà noia,
     14E di sua man Costei mi fa perire?

Note

V. 8. Solfo eletto, zolfo puro.

V. 9. Rise. È «nemica» e «guerriera» Madonna, ride e deride il poeta.

V. 11. Si avverta il particolare valore eufonico dell’ancor. È verso di stampo dantesco; cfr.: «Che, come vedi, ancor non m’abbandona», Inf., V, 105; cfr.: «Che la dolcezza ancor dentro mi suona», Purg., II, 114. — Il cor m’annoia, mi turba, mi angoscia. Già si disse (Canzoniere, LXXXIX, v. 9, nota) del senso speciale che al verbo noiare e al sostantivo noia danno i poeti, cfr. Dante, Inf., XXIII, 15; Purg., IX, 87.

V. 13. Quel, è quel liquore del v. 3.