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Il Canzoniere 251

Dico ch’allor allor, ch’intento i’ veggio
     Spiegarsi il Paradiso
     25Dei fiammeggianti e altieri vostri rai,
     Arditamente con li miei patteggio
     Mirarvi sempre fiso,
     N’indi la vista rivoltar già mai.
     Ma com’i lumi gai
     30Spargon le fiamme agli occhi miei per contro,
     Ed io quel lampo incontro
     Ratto m’accieco, com’al chiaro sole
     Notturno augel la vista perder suole.
Ma perchè in lo splendor più che mortale,
     35Anzi santo e divino,
     Mille dolcezze stanno sempre a paro,
     E quanta è quella tema che m’assale,
     Tanto mi sta vicino
     Di ferma speme l’ottimo riparo,
     40Ardisco pur al chiaro
     Vivo splendor girar l’inferma vista,
     Ch’a poco a poco acquista
     Il vigor morto, e poi sotto occhio mira
     Come soave il lume bel si gira.
45Che s’io potessi al discoperto un tratto
     Mirar, come volgete
     Sovra ’l corso mortal que’ vostri ardori,
     E discoprir altrui, com’è poi fatto
     Il fuoco, ove m’ardete,
     50Morir farei d’invidia mille cori.
     Vo’ di me stesso fori
     L’ombra scoprendo dell’ardente lume,
     Ch’a gir al ciel le piume
     Mi presta, e son di questo poco incerto,
     55Che fora dunque s’io ’l vedessi certo?