Pagina:Il Canzoniere di Matteo Bandello.djvu/288

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Il Canzoniere 285

     50In colmo d’ogni gloria l’età nostra
     Vedrei che tanta grazia mai non ebbe.
     E fôra il grido tal, ch’ogni uom direbbe,
     Oh ben divino, oh grazia mai non vista,
     Nè sotto il ciel da riveder più mai!
     55Questa coi santi rai
     Ch’escon sì ardenti dalla vaga vista,
     A’ corpi l’alme invola:
     E questi col suo dir ognor le acquista
     Eterna fama, e seco al ciel sen vola:
     60Egli beato, Ella felice sola.
Or lasso, il ciel mi nega
     Ingegno, e forza a tant’eccelsa impresa,
     E resta sol ardita in me la voglia.
     Ma sotto ’l peso piega
     65La debil forza sì, che l’è contesa
     Quell’alta guida, ch’a cantar l’invoglia.
     E questo è quel che fa, che sempre in doglia
     Vivendo stommi, e resto fuor di speme
     D’aver al vostro merto uguale il canto.
     70Che ciò che mai da canto
     Mette il pensier, ch’al mio voler s’attiene,
     Com’egli è sculto in mente
     Così perfetto poi di fuor non viene.
     Perciò la lingua sì confusamente
     75Parla, ch’al par del ver nulla si sente.
Almen mi desse il cielo,
     Che come in chiaro, fresco e puro rivo
     Si vede tutto quel, che serba al fondo,
     Così ’l terrestre velo
     80Ciò che nel cor pensando formo, e scrivo,
     Non mi togliesse rimirar profondo.
     Ivi vedreste allor, ch’amante al mondo