Pagina:Il Canzoniere di Matteo Bandello.djvu/289

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286 Matteo Bandello

     Non ha pensier uguali a’ miei pensieri,
     Ch’affina Amor nel vostro vago viso.
     85Ivi mirando fiso
     Quanti ho di Voi concetti santi e altieri,
     E ciò che ’n verso, e ’n prosa
     Di dir la lingua par che si disperi,
     Direste sospirando: questa è cosa
     90Da farmi eterna, chiara e gloriosa.
E ben ch’ognor m’avveggia
     Come non giungo di tant’opra al segno,
     Che non la scerne appena l’intelletto,
     Lo spirto pur vaneggia
     95D’eccelse voglie, e d’alto desir pregno,
     Sforzandosi scoprir ciò ch’ho nel petto;
     Ma non segue al desir ugual l’effetto.
     Ond’appo Voi il non poter mi vaglia
     A giusta scusa, acciò ch’al mondo avaro
     100Sia manifesto e chiaro,
     Che sì il vostro valor mi preme e abbaglia,
     Che di quell’il gran carco
     Contende, che di fuor lo stil non saglia,
     Come la mente ognor m’informo, e carco,
     105Tal che nel dir, or resto vinto or parco.
A che dunque s’ammira,
     Chi vede ’n mezzo ai bei vostr’occhi ognora
     Trovarsi Amor dalla sua madre Dea,
     Se chi ben fiso mira
     110Vede ch’Amor Voi senz’Amor non fôra,
     Che quella sete, dov’Amor si crea?
     Voi d’Amor madre, Voi del mondo Idea
     Che fra i fastidi dell’umana vita
     Pace porgete a chi v’adora, e segue.
     115E tanto si consegue,