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Il Canzoniere 301


VII.

Sonetto per la morte del marchese di Pescara.
      È tra quelli editi dal Mandalari, in l. cit., che osserva: «Notevole mi pare l’inspirazione politica, non veramente occasionale, di questo documento poetico».


Troncat’ha morte l'ali all’alto volo
     Dell’invitto, gentil, forte Marchese,
     Cui tante gloriose et rare imprese,
     4Portano chiaro, a l’uno, e l’altro polo,
Che egli erra in terra, qual Fenice, solo
     Che quant’ascender può mortal ascese,
     Ond’or si vede il danno assai palese
     8Che la militia soffre in tanto duolo.
Piagne Ella, e seco l’Augello di Giove
     Si lagna, e ’l chiar Sebeto in duri lai
     11Di fior le sponde lagrimoso spoglia.
E quando mai s’udir sì crudi guai
     Cagion sì giusta a lagrimar che muove
     14Europa tutta a star mai sempre in doglia?


V. 1. Volo di guerra e di gloria.

V. 4. Polo. È la frase consueta già rilevata più volte; cfr. per i richiami son. XCVII, v. 14, nota.

V. 9. Ella, la vedova Vittoria. — L’Augello di Giove, l’aquila di guerra usa alle vittorie; cfr. Virgilio, Æn. I, 394; Dante, Purgatorio, XXXII, 112, Parad., IV, v. 4.

V. 10. Sebeto, fiumicello, già dicemmo, per designare Napoli.