Pagina:Il Catilinario ed il Giugurtino.djvu/252

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frammenti 201

da esso loro occupala: essiin fine, morto Nicomede, guastarono tutta la Bilinia, come che quegli avesse senza dubbio avuto un figliuolo da Nusa, a cui essi avean dato il nome di regina. Ed a che arrecherò me stesso in esempio? Il quale da per tulio per regni e per tetrarchie dal loro imperio disgiunto, poichè di ricco avea voce e d’animo da non divenir loro schiavo, per opera di Nicomede mi trassero a far guerra, non essendo io punto ignaro della loro scelleratezza, ed avendo predello avanti quello che poi avvenne, essere a quel tempo liberi solo i Cretensi ed il re Tolommeo. Ed io, le ingiurie vendicando, cacciai Nicomede della Bitinia, ricuperai l’Asia già preda del re Antioco, e la Grecia sottrassi a grave servitù. Ma Archelao, l’ultimo degli schiavi, tradito l’esercito, impedì le mie imprese: e quelli i quali o per viltà o per malvagia astuzia, per esser con le mie fatiche sicuri, dalle armi si ritennero, durissime pene or ne pagano. Tolommeo per prezzo dilunga il giorno della battaglia; i Cretensi, solo una volta assaliti, non vedranno se non col loro eccidio la fine della guerra. Io, veramente, scorgendo che,per le intestine loro discordie,indugio alla battaglia, meglio che pace, erami dato, contro il parer di Tigrane, che i miei delti lardi ora approva, ed èssendo tu molto lontano, e lutti gli altri a loro suggelli, presi nondimeno nuovamente le armi, e Marco Colla capitan de’Romani per terra sconfissi appresso Calcedoni», e in mare gli distrussi ed il privai di una bellissima flotta. Standomi con grande esercito a campo appresso Cizico, mi venne meno il frumento, nè alcuno de’ vicini sovvengami, e


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