Pagina:Il Catilinario ed il Giugurtino.djvu/95

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44 il catilinario

Detto questo, gli ambasciadori, levati in molto grande speranza, cominciarono a pregare Umbreno ch’avesse misericordia di loro, e che niuna cosa potrebbe essere si dura nè sì malagevole, ch’egli non facessono con gran desiderio, quando per quel fatto fosse liberata lor città dal suo gran debito e tributo. Allora Umbreno gli menò a casa di D. Bruto, ch’era quivi appresso, e che non era straniero da quel consiglio1 per cagione di Sempronia (a)2; ma Bruto allora non era a Roma. Anche fece il detto Umbreno venire là Gabinio, acciocchè le parole sue fossono più di autorità; e, lui presente, aperse loro tutto il fatto della congiurazione, e nominò gli loro compagni; anche nominò molti altri di ciascuna generazione, che non erano colpevoli: questo fece acciocchè ne crescesse più l’animo a detti ambasciadori3. Sicchè feciono promessa di aoperarsi con loro; e a questo si partirono4. E, in sè medesimi pensando, assai stettero incerti qual consiglio dovessono prendere5: chè dalla parte di Catilina era il debito grande, lo studio della battaglia; lo gran guiderdone sì era solamente nella speranza ch’aveano nella vittoria. Dall’altra parte (b)6 erano maggiori ricchezze e potenzia, sicuri consigli: e, per la incerta speranza di Catilina7, erano certi de’ guiderdoni promessi per gli decreti che fatti erano. Onde, queste cose rivolgendo e ripensando eglino, alla perfine vinse la ventura della repubblica: sicchè gli ambasciadori parlarono a Q. Fabio Sanga, il quale avea gran luogo nella città8, e manifestarongli tutto il fatto siccome eglino aveano inteso. Quando Cicerone ebbe inteso da Sanga queste cose, disse agli ambasciadori che eglino fortemente s’nfingessono d’avere studio9 della congiurazione; e che andas-

  1. e che non era straniero da quel consiglio) Così traduce il latino neque aliena consilii, riferendo aliena a Bruto, e non alla casa. E si noti che straniero, non altrimenti che alienus latino, qui vale ignaro, inconsapevole; e sarebbe da aggiungere al Vocabolario della Crusca, nel quale si trova solo la frase farsi straniero d’alcuna cosa, che vale farsi nuovo di alcuna cosa, mostrarsene ignorante.
  2. (e puotesi qui intendere che la detta Sempronia era moglie del detto Bruto )
  3. acciocchè ne crescesse più l’animo a detti ambasciadori) Animo ha più significazioni, tra le quali quella di coraggio, in cui è stato qui adoperato. Onde dicesi uomo di poco o di grande animo, per uomo timido o ardito, d’animo rimesso o di molto cuore.
  4. feciono promessa d’aoperarsi con loro; e a questo si partirono) Aoperarsi è lo stesso che adoperarsi, e qui sta per affaticarsi. Si noti pure che la particella a talvolta ha la forza di dopo, come in questo luogo: onde a questo è lo stesso che dopo questo.
  5. assai stettono incerti qual consiglio dovessano prendere) Consiglio qui sta per risoluzione, deliberazione: nel qual sentimento con molta eleganza può adoperarsi questa voce, e si unisce per lo più a’ verbi prendere e pigliare. Così il Boccaccio nella Nov. 25: E, da quella ajutato, prese nuovo consiglio. E Nov. 29: Non sapendo che altro consiglio pigliarsi, se ne tornò a casa sua.
  6. (cioè del senato).
  7. e, per la incerta speranza ec.) Questo per ha qui la forza di invece, in iscambio, in luogo, come il pro de’ Latini; ed è registrato, ma non con convenienti e chiari esempli.
  8. il quale avea gran luogo nella città)Il latino ha: cujus patrocinio civitas plurimum utebatur; che con molta brevità è stato dal nostro frate voltato con aver gran luogo: chè questa frase, come bene fu avvertito da’ compilatori del vocabolario di Napoli, si dice di chi, o per istima che si ha di lui, o per ricchezza, o per ufficio, è di gran potere. Ed il Boccaccio nella Nov. 16 l’usò anche a modo di superlativo, aver grandissimo luogo:— Non dubito punto che, tornando in Cicilia, io non vi avessi ancora grandissimo luogo.
  9. studio risponde qui al moderno impegno.