Pagina:Il Governo Pontificio o la Quistione Romana Di Edmond About.djvu/124

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focato nell’interno? Quai richiami fatti al di fuori? L’Europa lamentasi ad una voce, e tutti i giorni questa voce di lamento cresce di un tono. Egli non ha ravvicinato al Padre-santo nè un partito, nè una potenza. In dieci anni di dittatura non ha guadagnato ne la stima d’uno straniero, ne la fiducia d’un romano; solo ha guadagnato tempo e nulla più. La pretesa sua destrezza è malizia, e la sua acutezza è furberia da campagnuolo; nè ha la potenza degli imprendimenti arditi che sono fondamento per la oppressione dei popoli. Niun sa condurre meglio di lui il can per l’aia, e stancare i diplomatici; ma con accorgimenti di tal fatta si giunge, tutto al più, a puntellare sull’arena una barcollante tirannide. Dei tristi politici egli ha solo le vanterie derise, non il fine ingegno.

Vero è che, in fin dei conti, ingegno non serve per arrivare al suo scopo. Poichè, che vuol egli? Con quale intendimento discese dalle montagne di Sonnino? Per diventare benefattore della nazione? Salvatore del Papato o Don Chisciotte della Chiesa? Fisime belle e buone! Provvedere prima a sè, poi alla famiglia: eccovi il segreto del suo cuore.

Per la famiglia, pazienza! I suoi quattro fratelli, Filippo, Luigi, Gregorio ed Angelo, han usato le ciocie da giovanetti; ora recano tutti parimente la corona di conte; ed uno è governator della Banca, faccenda pingue, come vedete; e, dopo la condanna del Campana, gli è stato affidato il Monte di Pietà.