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CAPITOLO XV


Tolleranza.


Se i delitti contro Dio sono i men degni di perdono in faccia alla Chiesa, chiunque, almen di nome, non è cattolico, agli occhi del Papa è un furfante.

Cotesti furfanti sono in gran numero: Balbi, il geografo, ne conta 600 milioni sulla superficie terrestre. Il Papa, abbenchè dannili tutti, non raduna eserciti, come altra volta, per guerreggiarli quaggiù.

Vi ha di vantaggio: vedesi tutti i giorni il Capo della Chiesa trattare all’amichevole i nemici di sua religione. Egli accetta i doni d’un prence musulmano; accoglie da buon padre un’imperatrice scismatica; si stringe a colloquio con una regina che ha ruinato il cattolicismo per isposare un protestante; tratta a grandi riguardi i signori della novella Gerusalemme; invia il suo maggiordomo incontro ad un giovane principe eretico, viaggiante in incognito. Non so bene, se Papa Ildebrando approverebbe cotesta tolleranza; nè so in qual modo venga giudicata in Paradiso dai caldeggiatori delle crociate, e dai consigliatori della Saint-Barthélemy: quanto a me, ne faccio elogio senza più, se ella rampolla dal progresso dei lumi e dall’ammodamento dei costumi. Che se calcolo di politica, e speculazione d’interesse vi ponesse lo zampino, la sputerei come noce bacata.