Pagina:Il Lago Maggiore, Stresa e le Isole Borromee - Vol. 1.pdf/214

Da Wikisource.

— 195 —

liamo Diocesi) con tutti i privilegi e i diritti inerenti ad esso contando1. L'Imperatore con quel diploma gli concesse quanto gli domandò, e in questo modo la Chiesa di Novara venne in possesso di quel piccolo Comitato2.

Ciò conosciuto, ricerchiamo ora se essa Chiesa in forza di questo diploma ebbe in dono l'Ossola intera, come pare accenni di credere il Giulini nel brano che abbiamo recato di sopra, ovvero una parte sola di essa.

Veramente la stessa espressione diminutiva di comitatulus usata in esso diploma, e ripetuta anco tre volte a breve distanza l'una dall'altra, mostra abbastanza chiaro che si tratta di un contado di assai ristretti confini. È nota ad ognuno la distinzione in uso pure oggigiorno dell'Ossola in Superiore e Inferiore. Pertanto se nel nostro diploma colla parola Comitatolo si fosse inteso di comprendere in esso anche l'Ossola Inferiore, cioè l'Ossola intera colle valli da essa dipendenti, c'pare che quel vocabolo, così almeno a me sembra, non sarebbe stato bene appropriato, specialmente se si paragoni ad altri che furono detti Comitati, e sono di gran lunga meno estesi dell'Ossola.

Ma vi ha inoltre altra ragione nello stesso diploma per escludere dalla donazione fatta al Vescovo Pietro l'Ossola Inferiore. Ivi di fatto leggiamo, che l'Imperatore gli concede bensì il diritto di pesca nel fiume Toce, ma solo in quei luoghi, nei quali la Chiesa ha possedimenti su amendue le sponde del

  1. Quatenus, leggiamo nel detto Diploma, pro sui laboris compensatione et suorum damnorum restauratione QUEMDAM COMITATULUM, qui in valle Ansula infra ipsus Episcopatus parochiam adiacere dignoscitur, praedictae Ecclesiae Novariensi cum amnibus functionibus, quae in ipso COMITATULO publicae parti (così chiamavansi allora i beni spettanti al fisco regio) pertinent, concederemus (come di fatto concede) cum omni districtu er teloneis ac piscationibus, quae in flumine Toxo sunt, in illis scilicet locis, ubi Ecclesia ex utraque fluminis tenet parte et cum venationibus seu omnibus rebus, quae ad publicam partem ex eodem COMITATULO exigi possunt.
  2. Questa donazione fu poi confermata dai successori di Arrigo come da Corrado II nel 1028 (V. Giulini, P. III, pag. 223 e segg.), da Enrico III e da altri.