Pagina:Il Lago Maggiore, Stresa e le Isole Borromee - Vol. 1.pdf/42

Da Wikisource.

— 23 —

Merita finalmente di essere ricordato, come in questi ultimi tempi nell’Osservalorio di Pallanza siasi collocato un quadro dell'ingegnere provinciale Sig. Bucelli, nel quale giornalmente e colla massima precisione viene segnalo sotto scala il vario alzarsi o abbassarsi delle acque del Lago.


CAPO III.


Memorie del Lago Maggiore presso gli antichi scrittori greci e latini.


Le descrizioni, che abbiamo date del Margozzolo e del Lago Maggiore, ci rappresentano in parte la condizione loro attuale. Conosciuto così il terreno, del quale dobbiamo quinci innanzi occuparci, passiamo ora a rilevare quale esso fosse nei tempi da noi più remoti, non esclusi i preistorici, a fine di porre in chiaro, per quanto ci sarà possibile, le variazioni, alle quali andò soggetto nella successione dei secoli, che ne precedettero. Incominciamo dalle tradizioni interno al Lago, che ci pervennero per mezzo degli scrittori.

Omettendo di parlar di coloro che hanno creduto ricordato il nostro Lago da Virgilio in quei notissimi versi:

An mare quod supra memorem, quodque adluit infra?
Anne lacus tantus? Te, Lari maxime, teque,
fluctibus et fremitu adsurgens Benace marino?1

    sono state riconosciute di gran valore. V. l'Amoretti l. c. p. 189 e segg., il Gautieri, Sullo volcanicità de' monticelli tra Grantola e Cunardo, Milano, 1807 e Giambattista Borri presso il Brambilla, op. cit. p. 105 e seg.

  1. Nelle Georgiche (II. 138) - Opinarono essi che il nostro Lago sia stato dal poeta indicato in quel Maxime, che farebbero corrispondere al Maggiore, distinguendo perciò coll'interpunzione il Lari (?) dal Maxime (?), contro ogni proprietà di linguaggio: la qual cosa basta sola aver accennata, perché sia ad un tempo anche confutata.