Pagina:Il Marchese di Roccaverdina.djvu/101

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quel che più gli stringeva il cuore non era tanto il delitto confessato, quanto lo stato d’animo di colui che sembrava non avesse una chiara idea del gran sacramento di penitenza a cui era venuto a ricorrere. Mentre il marchese parlava, egli levava la mente a Dio, pregando per la contrizione del peccatore, invocando lumi perchè i suoi consigli giungessero a serenare quell’anima sconvolta e rabbuiata.

— Prostratevi di nuovo davanti a Dio — disse con voce lenta.

Il marchese si lasciò cascare pesantemente sui ginocchi, affranto; e si coprì un’altra volta la faccia con le mani convulse.

— Dio perdona soltanto a chi è pentito, a chi è pronto a riparare il male commesso. Sentite voi un profondo sentimento di contrizione dell’assassinio commesso e dei gravi peccati che lo hanno preceduto e preparato?

— Sì, padre! — rispose il marchese.

— Siete voi pronto a riparare i danni prodotti alla persona e alla reputazione altrui, unica positiva assicurazione del vostro pentimento?

— Sì, padre!... Se è possibile — quegli aggiunse esitando.

— C’è un innocente che soffre per colpa vostra. Bisogna giustificarlo, salvarlo.

— In che modo?

— Nel modo più semplice e più diretto.