Pagina:Il Marchese di Roccaverdina.djvu/111

Da Wikisource.

― 107 ―


— Benedetta, cugino! Dio vuole così!

— Quale Dio? Chi lo ha visto cotesto Dio?

— Io vi rispondo come don Silvio La Ciura, quando don Aquilante voleva provargli che le persone della Santissima Trinità sono quattro: il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo e il Dio che vien formato dalla riunione di tutti e tre.

— E che rispose quel bestione?

— Tre! Tre! Tre! E s’inginocchiò e baciò per terra... Lasciamo andare questo discorso.

— Ebbene, scomunicato qual sono, io sto bene quanto gli altri. Che mi fa la pretesa scomunica? Niente. Se fosse vera, dovrei vedermi cascare i panni d’addosso; le mie campagne non dovrebbero fruttare; i miei affari andare a rotoli. Invece! Guardate là. Che cosa concludono quei gonzi che si affollano dietro a don Silvio, recitando il rosario del Sagramento, con la croce e i lanternoni, in processione per le vie? Sciupano scarpe e fiato. Da mesi, ogni sera, essi vanno attorno, mettendo malinconia alla gente, invocando la pioggia. Se esistesse davvero un Dio che fa la pioggia e il bel tempo, avrebbe dovuto muoversi a compassione. Non piove e non pioverà fino a che le leggi della Natura....

— La Natura? Che cos’è?

— Il mondo, il cielo, l’universo, la materia; non c’è altro! E piove quando deve piovere, quando può piovere. E se noi crepiamo di fame, la Natura non