Pagina:Il Marchese di Roccaverdina.djvu/121

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ignorante si deve agire così.... Dopo che avrete letto quei libri di cui vi ho parlato....

— Non li leggerò; è inutile prestarmeli. Non voglio guastarmi la testa.

Eppure li lesse, con una specie di terrore, e li rilesse anche. Ragionavano assai meglio del cugino, che riferiva le cose buccia buccia, e, sentendosi a corto di argomenti, scaraventava fuori due, tre bestemmie in fila per sfogarsi contro i preti, contro il papa, fin contro il governo che non li impiccava tutti.

— Eh? — gli domandava il cavaliere. — Vi siete convinto?

Tutte le cose lette gli turbinavano nella mente e nella coscienza, senza che egli avesse coraggio di mostrargli che lo avevano scosso.

Gli sembrava di essere penetrato in una regione nuova, dove si respirava meglio, con più larghi polmoni, ma dove egli si sentiva ancora, come le persone arrivate di recente, un po’ sbalordito e solo. Bisognava abituarsi; e si accorgeva con piacere che non era difficile. Di giorno in giorno, rimuginando le cose udite e lette, vedeva che una difficoltà, una repugnanza, un ostacolo erano già superati.

Incontrando don Silvio, al saluto: — Servo suo, marchese! — ora rispondeva con tono di celata ironia, quasi volesse dirgli: — Non me la date più a intendere, prete mio! — E si sbalordiva di sorprendersi a pensare così.