Pagina:Il Marchese di Roccaverdina.djvu/14

Da Wikisource.

— 10 —

— Oh, vi prego di lasciarlo in pace... cioè, di lasciarmi in pace! — si corresse il marchese. — Penso all’arresto di Neli Casaccio. Se il giudice istruttore si è deciso a ordinarlo...

— La giustizia umana fa quel che può. O prove evidenti, o indizi che conducano a una prova morale; non ha altri mezzi.

— E così, spesso, condanna qualche innocente!

— Non lo fa a posta; errare humanum est! Ma nel caso nostro è difficile che sbagli. Rocco era un brav’omo; non aveva nemici. Chiassone, sì; donnaiolo, anche! Da che aveva preso moglie però... Gli piaceva di scherzare ciò non ostante. La stessa moglie di Casaccio ha detto al giudice istruttore: — Tempo fa, è vero, mi si era messo attorno, non mi dava requie. Mandava imbasciate, quando non aveva occasione di parlarmi lui stesso. Ed io: — siete pazzo, santo cristiano! Non faccio un torto a mio marito. Povera, ma onesta! — Poi si era chetato. E mio marito lo sapeva, e non lo minacciava più... Erano tornati amici.

— Ha detto: Si era chetato?

— Sarà stato vero? La donna ha interesse di scusare sè e il marito.

— Si era chetato! — mormorò il marchese.

E strizzò gli occhi, levandosi da sedere.

Respirava fortemente, quasi sentisse mancar l’aria nella stanza. Aperti prima gli scuri dell’imposta,