Pagina:Il Marchese di Roccaverdina.djvu/149

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tore che ha fatto gli affreschi nella chiesa di Sant’Isidoro.

— Poteva coprire certe parti però!... No, non voglio rivederla — soggiunse la baronessa, mentre il marchese stendeva la mano al pomo dell’uscio.


Vita nuova, pelle nuova! Una riunione delle principali persone a cui era stato invitato personalmente dal Sindaco per provvedere alla gran miseria della bassa gente, aveva fornito il pretesto al marchese di andare in Casino, d’intrattenervisi a lungo, di tornarvi altre volte con lo stesso pretesto.

— C’è voluta la mal’annata per rivedervi qui!

— Tutto sta nel prender l’aire!

Non era però divertente la conversazione nel Casino. Non si sentiva ragionar d’altro che di fame, di miseria, d’intere famiglie di contadini emigrate nei paesi fortunati dove la terra aveva fruttato e c’era da trovar lavoro e pane; di gente che moriva di tifo per aver disseppellito e mangiato carne di animali morti dell’infezione maligna che distruggeva gli armenti, quasi la carestia non fosse stato sufficiente castigo di Dio!

Oh, questa volta era ben diverso dalle terribili cattive annate di cui parecchi avevano memoria! Nel ’46, mancava il grano; non se ne trovava neppure a pagarlo a peso d’oro! Il nuovo governo, sì, aveva fatto venire grano da ogni parte; ma i quat-