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ha vuotato il magazzino del grano.... Fave, ceci, cicerchia.... Che non ha dato?
— Lo so, lo so! Chi più ha più deve dare.
— Famiglie intere su le spalle!
— Lo so. Ma ci sarà qualche cosa anche pei miei poveretti, mamma Grazia.
— Figuratevi! Non se lo lascerà nemmeno dire.
Il marchese, che accompagnava l’ingegnere fino all’anticamera, si fermò, turbato, alla inattesa vista di don Silvio.
— E andate attorno con questa tosse? — gli disse l’ingegnere dopo averlo salutato.
Don Silvio si levò a stento da sedere, inchinandosi al marchese e all’ingegnere, senza poter pronunziare una sola parola, scusandosi con umile gesto di rassegnazione.
— Che abbiamo? — gli domandò il marchese, ostentando disinvoltura. — Qua, su questa poltrona; è più comoda.
Lo aveva fatto entrare nella stanza accanto, e gli si era fermato davanti, in piedi, con le braccia dietro la schiena, guardandolo fisso, per indovinare il motivo di quella visita prima che quegli parlasse.
— Mi manda Gesù Cristo! — disse don Silvio.
— Quale Gesù Cristo? Perchè?... Andate a raccontare queste storie alle femminucce!
Il marchese quasi balbettava, pallido, da la improvvisa concitazione.