Pagina:Il Marchese di Roccaverdina.djvu/187

Da Wikisource.

― 183 ―

è proprio ammattito!„ E dovrei stuzzicare il vespaio io? Perchè tutti mi diano addosso? Perchè io perda quel po’ di pace che i miei affari mi lasciano?

— Non dobbiamo essere egoisti, cugino!

— E voialtri? Ve ne state con le mani in mano voialtri.

— Io predico al deserto, da anni ed anni! Sono un povero medico, non ho autorità....

— Eppure ho sentito dire che una volta, per tapparvi la bocca, non so qual sindaco vi disse: Fate. Avete carta bianca.

— A parole!... Non mi costringete a vuotare il sacco, marchese!

Lo attiravano in un angolo del salone del Casino, insistenti, parlando sottovoce come se stessero a macchinare una tenebrosa congiura, dando occhiate di traverso a coloro che passeggiavano in su e in giù, e che, fingendo di discorrere insieme, tendevano l’orecchio, spie del sindaco e degli assessori.

— Vedete quel don Pietro Salvo? Non si muove mai di qui. Si direbbe tutt’assorto nella lettura dei giornali. Invece, non perde una sillaba di quel che qui dentro si dice; la sera va da suo compare l’assessore, ad referendum!

Il marchese non si decideva a rispondere sì o no:

— Vedremo. Sono cose da pensarci bene. Quando uno prende un impegno, si trova poi legato mani e piedi. Non voglio impegnarmi alla cieca.