Pagina:Il Marchese di Roccaverdina.djvu/189

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pur da lontano quei fetidi camini, quelle stufe che le concocevano e le facevano rancidire!

E nemmeno una goccia d’olio fuori dei coppi della Società!

— E i quattrini, marchese?

— Si trovano, si debbono trovare. Si va a una Banca: — Ecco qua l’intera nostra produzione; noi vogliamo attendere, per la vendita, che i prezzi si rialzino; intanto, dateci il denaro che ci occorre. — E subito: — Tanto a te! Tanto a me! Tanto per la coltivazione; tanto per fondo di riserva.... — Si fa così dappertutto. Soltanto noi dormiamo come ghiri; e svegliandoci, vorremmo trovare la tavola apparecchiata e metterci a mangiare e a scialare!

Gli ascoltanti avevano l’acquolina in bocca, assaporavano la imbandigione, storditi anche dalla voce del marchese che si era elevata a poco a poco, ai toni più acuti.

— Ma io mi sfiato inutilmente, — egli aveva conchiuso una volta (e infatti si era arrochito). — Basterebbe, per cominciare, che fossimo soltanto una diecina. Gli altri accorrerebbero dopo, dovrebbero pregarci in ginocchio per essere ammessi nella nostra Società.... Fatti però, non parole. Contratto in piena regola con firma e bollo notarile; se no, lo so bene come si andrebbe a finire. Si dice: — Tric-trac di Ràbbato — È proprio vangelo. Prendiamo fuoco,