Pagina:Il Marchese di Roccaverdina.djvu/200

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— Per evitare pettegolezzi, — ella aveva detto alla baronessa.

Ma, in realtà, perchè voleva evitare a sè e alle figlie l’umiliazione dello spettacolo di quelle squallide stanze dove esse nascondevano la loro misera condizione, e dove le figlie passavano le giornate, e spesso le nottate, lavorando di cucito o di ricamo; e lei, che non s’era mai sporcate le mani quando la famiglia era in auge, vi s’incalliva le signorili dita tirando il pennecchio della rocca e girando il fuso per conto di altri.

— Ah zia!... Dovreste venire a vedere, tutte e quattro. Una scarrozzata di poche ore.

— Il mal del calcinaccio è ereditario in casa nostra!

— Ma di che si tratta? Non ho capito bene, D’un palmento? D’un fattoio? — domandava la signora Mugnos.

E al marchese non sembrava vero di riparlarne, di dare ampie spiegazioni, di fare descrizioni particolareggiate; di condurre, quasi, le quattro signore per mano a traverso i tini, i tinelli, le botti e i bottaccini che ancora non erano al lor posto, ma che si sarebbero trovati là tra non molto; a traverso i frantoi, gli strettoi, i coppi pieni di olio, che non c’erano neppure vuoti, ma che erano stati ordinati, tutti di una misura e di unico modello, uguali a quello in uso nel Lucchese e a Nizza, ver-