Pagina:Il Marchese di Roccaverdina.djvu/211

Da Wikisource.

― 207 ―

ed egli non potesse far nulla per arrestarlo o richiamarlo.

E quel senso di tristezza che gl’invadeva il cuore era tanto più penoso e vivo, quanto meno egli scorgesse occasioni e circostanze da doverlo indurre a pensare così.

La casa, rinnovata, era pronta; il voto di Zòsima esaudito. Che altro gli occorreva di fare, all’infuori di andare a prendere lei per mano, condurla davanti al sindaco e poi davanti al parroco, in riprova del proverbio citato spesso dalla zia baronessa: Matrimoni e vescovati dal cielo son destinati? In quel momento però gli sembrava che la riprova, sì, sarebbe avvenuta, ma nel modo opposto a quel che egli credeva e si aspettavano tutti.

E, appunto, quasi gli avesse letto nel pensiero, l’ingegnere gli diceva:

— La signorina Mugnos dev’essere lietissima oggi. Per dire la verità, essa si merita la fortuna di diventare marchesa di Roccaverdina; ma credo che se qualcuno, mesi addietro, glielo avesse predetto, la signorina si sarebbe fatto il segno della santa croce, come suol dirsi, quasi per scacciare una tentazione.

— Forse.... anch’io! — disse il marchese.

— Il mondo va così, per salti. Non c’è mai niente di sicuro per nessuno. Agrippina Solmo.... per esempio.... chi sa che cosa si era immaginato di dover raggiungere!... Ed è finita, prima in un modo, poi