Pagina:Il Marchese di Roccaverdina.djvu/252

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ormai? All’uomo sano, nel pieno possesso di tutte le sue facoltà intellettuali, o a questo qui, infiacchito dal male, atterrito dalle rinascenti paure del mondo di là, ma che forse intravvedeva con lucido sguardo verità nascoste alle menti troppo annebbiate dai sensi, o sviate dagli interessi e dalle passioni mondane?...

E la risata che tornava a fremergli dentro, amara, profondamente triste e sarcastica, gli dava un’acuta sensazione di dolor fisico all’epigastro, mentre il cavalier Pergola riprendeva a strascicare le parole, stralunando gli occhi nei momenti che fin il respirare gli riusciva difficile.

— Perdonatemi!... Pregate.... che Dio mi conceda.... almeno la salute dell’anima.... se non quella del corpo!

— Eh, via! Non mi sembrate neppur voi! — gli disse il marchese, simulando tranquillità.

E guardava attorno, non riuscendo ancora a convincersi che lo spettacolo che gli stava sotto gli occhi fosse cosa reale. Un senso di smarrimento e di gran vuoto gli faceva correre rapidi brividi di freddo per la schiena, quasi tutto stèsse per crollare e miseramente inabissarsi attorno a lui. E, questa volta, senza nessuna speranza di prossimo aiuto, senza nessuna lusinga di lontana salvezza!

Così egli assistè, da quarto testimone, alla celebrazione del matrimonio religioso, che il prevosto