Pagina:Il Marchese di Roccaverdina.djvu/320

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Con la chiave di casa, e un coltelluccio dal manico di ferro, da due soldi, avevo fatto un rumore come quando viene alzato il grilletto d’una pistola... e mi ero slanciato con impeto ad afferrare un lembo del lenzuolo. “Compare Nunzio, che fate!...„ Era quel gran boia di Testasecca! “Voi, compare? — Zitto non avete visto niente!...„ E quel che vidi infatti non l’ho mai detto a nessuno... Una persona che scendeva da un certo balcone con la scala di corda...

— Un ladro?...

— Già, di quelli che fanno spuntare qualcosa su la testa dei mariti.... Chiunque altro sarebbe tornato indietro, e ora racconterebbe, come voi, la storiella del fantasma col lenzuolo e l’arcolaio in testa.

— Ma la mula e l’uomo a cavallo, che sparirono in un batter d’occhio, inghiottiti dal terreno? — riprese il contadino che aveva finito di fumare e vuotava la pipa sul palmo della mano.

— Che ne dice, voscenza? — domandò il massaio.

Il marchese non rispose, e continuò un bel pezzo ad andare su e giù per lo stanzone, a testa bassa, con le mani dietro la schiena, contraendo a intervalli le labbra, quasi per trattenere le parole che gli si agitavano su la lingua, scrollando spesso le spalle, assorto in un ragionamento interiore che sembrava gli facesse fin dimenticare il luogo in cui si trovava.

— Andiamo a dormire anche noi! — disse uno dei contadini.