Pagina:Il Marchese di Roccaverdina.djvu/324

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chiuso l’affare. Il marchese aveva tutt’altro pel capo, in quei giorni, che il terreno di compare Santi!

— Il vecchio venne da me: — Signor avvocato, finiamola! — Io alla prima non avevo capito. — Che dobbiamo finire? — Questa storia del mio fondo di Margitello. — Vi siete deciso finalmente?...

— Ma dunque perchè?... — aveva esclamato all’ultimo la marchesa strizzandosi le mani. — Ma dunque perchè?

— Perchè il vecchio avaro avrebbe voluto insieme e fondo e denari. Tutti i contadini sono così; uno più ladro dell’altro. Bruti! Anime di animali in corpo umano.

E pronunziava queste parole con aria misteriosa scrollando la testa, socchiudendo gli occhi, quasi nascondessero un concetto profondo che sarebbe stato inutile spiegare; nè la signora nè il cavalier Pergola lo avrebbero capito.

All’apparire del marchese su l’uscio del salotto, nessuno aveva osato di dire una parola.

— Che cosa c’è? Fate il lutto? — egli esclamò bruscamente. Gli era parso proprio di entrare in una di quelle stanze dove i parenti di un morto vi ricevono silenziosamente le persone più intime, con costume forse orientale tuttora vivo in Sicilia.

— Come state? — gli domandò la marchesa.

— Io?... Benissimo!...