Pagina:Il Marchese di Roccaverdina.djvu/369

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Titta, stordito da un manrovescio, non osava più di accostàrglisi.

— Antonio! Antonio!... Per carità! — supplicava la marchesa.

Egli la guardava intento ad abbottonarsi il panciotto, e non mostrava di riconoscerla. E appena ebbe finito di infilarsi la giacchetta, scostò la marchesa davanti a sè con gesto violento, e uscì di camera, facendo sbattere al muro Titta che cercava di trattenerlo.

— Oh Dio! Che fare? Dove va?... Chiamate gente! Titta, chiamate gente!

Nella gran confusione, non sapevano dove rintracciarlo; Titta, col lume in mano, la marchesa dietro e Maria che invocava: — O Bella Madre Santissima! — e non sapeva dir altro.

— Chiamate gente, Titta! — insisteva la marchesa.

Visto aperto l’uscio dell’anticamera, Titta si affacciò sul pianerottolo della scala....

— Ha preso il fucile! Ah, Madonna! — egli esclamò. — Va fuori!

E tutti e tre furono su la via, gridando, correndogli dietro, quasi senza sapere quel che facessero. Egli scendeva affrettatamente per la strada sotto il Castello, sordo agli appelli della marchesa e di Titta, col fucile a bandoliera.

— Vado io solo.... Voscenza torni a casa.... Ecco gente!