Pagina:Il Marchese di Roccaverdina.djvu/56

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è morto.... e non si è ammazzato con le proprie mani.... E così daccapo!

— Attendiamo che il giurì abbia giudicato. Ero venuto per sapere l’ora precisa della partenza.

— Quando vorrete. La carrozza è a vostra disposizione. Io non vengo.

— Siete citato anche voi.

— La mia deposizione è scritta nel processo; possono leggerla.

— Ma gioverà anche la vostra presenza. I giurati, lo sapete, giudicano secondo le impressioni del momento, secondo la loro coscienza; non hanno neppur bisogno di fatti precisi...

E don Aquilante aveva dovuto stentare per indurlo ad andare assieme con lui alla Corte d’Assise. Se n’era quasi pentito.

— Badiamo, marchese!... Badiamo! — egli si raccomandava.

Ma il marchese non gli dava retta, e continuava a dar colpi di frusta alle mule, lanciandole in corsa vertiginosa per quelle rampe di stradone che giravano in declivio attorno al monte in cima al quale Ràbbato stava esposto ai quattro venti, che qualche volta sembrava se lo palleggiassero tra loro.

— Badiamo, marchese!

Invano Titta, il cocchiere, seduto in cassetta accanto al marchese, si voltava di tanto in tanto per rassicurarlo.