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il mistero del poeta 147

Eichstätt. Le signore esclamarono, la biondina battè le mani. Erano, mi dissero, loro intimi, carissimi amici. Topler fece — ah, ah, ah! — tutto contento. La biondina non capiva come Violet non trovasse strana l’avventura. Mentre le altre mi chiedevano di una di quelle persone che allora si trovava in Italia, ella si mise a interrogare sotto voce miss Yves e poi ad accarezzarla, a susurrarle non so che all’orecchio, probabilmente delle dolcezze. Violet un po’ negava del capo, un po’ sorrideva, un po’ pareva seccata, ma non parlò. Fu il dottor Topler che la vinse.

Egli le lanciava ogni tanto delle occhiate inquiete, e, poi che vide la biondina parlarle, borbottò a quest’ultima una domanda cui ella rispose sottovoce — no, dice che non ha niente. — Egli non parve tuttavia contento.

Correvamo oramai lungo l’Altmühl fra i poggi boscosi e i prati che ridevano al sole nel mattino vaporoso. Topler mi disse:

— Tutta questa poesia è ben tedesca.

Ciò ne condusse a parlar di letteratura e di lingue. Io tirai subito in campo l’inglese. Par-