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16 il mistero del poeta

di nove anni. Lessi nella mia prima giovinezza la poetica leggenda tedesca del pozzo tanto profondo da non potervi nè occhio, nè strumento umano arrivare all’acqua. Viene un trovatore, siede sul pozzale e suona dolcemente; l’acqua si muove; colui suona e suona; l’acqua sale poco a poco, sale sempre, brilla sulla bocca. La notte dopo sognai di salir da non so quale abisso per la potenza di una voce soave che diceva in alto, con accento straniero, parole incomprese. Mi svegliai piangendo, in un orgasmo che mi durò parecchie ore, pieno di questa irragionevole idea che la voce udita in sogno esistesse veramente, richiamandone alla memoria, più forte che potevo, il timbro singolare, tremando di dimenticarlo. Lo dimenticai infatti e presto, ma non dimenticai il sogno, e non mi uscì di mente l’idea che fosse un sogno profetico, una comunicazione arcana della Divinità.

Nessuna voce femminile mi fece poi risovvenire di quello; ma nel gennaio del 1872, durante una convalescenza, rifeci l’identico sogno, riudii la dolce voce dall’accento straniero. Otto