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il mistero del poeta 17

o dieci giorni dopo venni da Lei e Le portai il libro: «Du sommeil et des rêves.»

È quasi impossibile ch’Ell’abbia dimenticata la mia agitazione di quella sera. Può essere ch’io sia mistico per natura e inclinato a credere in certe occulte potenze dello spirito umano, in certe sue relazioni segrete col soprannaturale; è sicuramente vero che prima del gennaio 1872 avevo già fatto esperienza due volte, non in sogno, di tali comunicazioni dirette; una volta a dodici anni, un’altra sui quattordici. La prima volta ne riportai commozione e spavento benchè fosse un lieto presagio; tanto era nuovo a me quel concetto, tanto fu improvvisa e chiara la voce interna che mi parlò. Il presagio si avverò sedici anni dopo. La seconda volta non si trattò di presagi, e solo nella vita futura saprò se fu un delirio dell’anima o veramente la voce d’un altro spirito, come credetti e credo e sta scritto in certo mio libro. Era dunque naturale che la impressione del secondo sogno fosse in me fortissima. Credevo nella esistenza reale della voce udita, con più ardore ancora, se possibile, che la prima volta; credevo all’influenza salutare e