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326 | il mistero del poeta |
ancora niente, che neanche le parole sue più amorose conoscevo ancora e che bisognava aspettare a quando sarebbe mia moglie.
Tacque perchè si avvicinava una comitiva di bambini e di signore; passata la comitiva, mi porse sorridendo un suo piccolo portafogli perchè vi scrivessi qualche verso in memoria di Heidelberg. Mi parve un po’ sorpresa e forse anche mortificata di apprendere che non sapevo scrivere versi così all’improvviso, e io pure credo essermi un po’ turbato di questa sua sorpresa come se ne potessi scadere nell’affetto suo. Ella protestò senza parole, ma con un tale represso slancio della persona, con una luce tale negli occhi!
Presi il portafogli.
— Sai? — diss’ella sottovoce — anche se tu perdessi tutta la tua ispirazione di poeta, sempre ti amerei così!
La sua tenera voce era commossa come se veramente mi accadesse in quel punto la disgrazia che diceva; volle, non so perchè, celarsi a me e piegò il viso sul libriccino che teneva fra le mani. Sfiorai colle labbra i folti suoi capelli odorosi, ma non n’ebbi allora vertigini.