Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/167

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predicatore che alto stava e lontano, girandosi intorno, come per cognoscer li venti suol fare il prudente nocchiero, e facilmente accortosi de l'atto di Jeronimo, e del gran riso faciano li soi compagni dal pianto di tutto l’altro popolo assai difforme, dubitando del suo vagheggiare si fossero accorti, come colui che era un gran praticone, e pronto e ottimo parlatore, e oltre a ciò non avendo niente de l’ipocrita, si deliberò voler intendere da coloro la cagion del loro ridere, e, se fosse stato per quello che lui dubitava, con subita e acconcia risposta racconciarlo. Finita dunque la predica, senza alcuna dimora ov’era Jeronimo con sua brigata se condusse, e salutatigli tutti con piacevole viso in tal modo gii parlò: O gentiluomini miei, se egli non è disdicevole, vi prego del vostro festeggiare quando li popoli più piangevano mi diciate la cagione. Jeronimo istimando costui ciò volere sapere per qualche matta presumptione, come a’ più di lor pari è de costume, nè altramente cognoscendo la fodera del suo mantello, volendo con cambiato detto morderlo, fattosi avanti così gli disse: Padre mio, avendo noi donata indubbia fede alla vostra promessa, stavamo lieti aspettando il resuscitare d’una leggiadra giovenetta morta già nella prossima passata peste, la quale essendo ammorbata, e dal marito vôto d’ogni carità abbandonata, mandato per me che più che la propria vita l’amava, feci per quella e con medici e con ogni altro opportuno rimedio quello che ad un tanto amore si aspettava; del che per mostrarmi la gratitudine de’ ricevuti benefizii nel cospetto di più persone mi si donò del tutto, promettendomi che guarendo non del marito ma mia esser volea. Onde la pove-