Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/176

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questa matina all'alba cavalcare, per lo difetto ricontato per niuna via possette. L’arciprete inteso molto bene la natura del male. Ed anche questo, disse è di nostra ventura, che non so quando sì bel destro come adesso aver si potesse, avendo io massimamente provvisto di tanta biada donarle che dinanzi avanzatale sarebbe, e sì bene governarla che un'altra volta son certo di miglior talento imprestata me l’avresti. Ahimè, disse la giovane, tutti siete così avantatori e baldanzosi! ma io non vidi mai cavalla per ammorbata che fosse che le avanzasse un granello dinanzi. Come no? rispose lui; or priega pur Iddio che vi monti su, che i veri effetti maggior testimonio ne renderanno, a che la giovene disse; Or va con Dio, compare, che fra quattro o sei giorni spero se le potrà mettere l'imbasto, e saremone su la pruova. E con simili ragionamenti partiti, il corto termine valicato, e la cavalla in maniera ridotta che ogni gran fatica avrebbe sostenuta, andando il Veneziano al costumato esercitio, la giovene che la fatta promessa osservare intendea con colorata cagione in casa si rimase. Il che saputo l’arciprete senz’altro intervallo dinanzi a l’uscio de la giovene si condusse, e in quello, senza essere da alcun veduto, entrato, trovatala cavalla in ordine, acconciatesi con poche parole a suo modo le staffe, e di sopra montatovi, le donò una stretta sì fiera che a non partirle gli speroni dai fianchi si trovò avere de bene due miglia e mezzo e in brevissimo spazio il suo camino avantaggiato; e se la bestia dentro il corso per lo ratto correre di sotto non gl’inciampava, facilmente come già proposto avea averebbe il terzo miglio fornito; e a tal che gli effetti da le parole non discrepassero ad ogni miglio