Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/177

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la biada le avantaggiava. Onde con grandissimo piacere tutto quel giorno cavalcando, senza saper la sera il numero de soe fatte miglia, il cominciato camino continuarono. Appressandosi finalmente l’ora che il Veneziano a casa ritornar dovea, l’arciprete con buona ordinatione accomiatatosi, la cavalla quasi stracca, ma non satia al suo stabulo lassoe. Ove successe che essendo dal marito, o per vizio di gelosia, o per esserne fatto accorto, vietata e monita1, che per quanto non volea la morte ricevere, si guardasse per lo innanzi di avere con l’arciprete parlamento alcuno; la donna ricordandosi de l’abbundante biada del suo caro compare, molto difforme da quella del marito, dal quale appena una piccolissima misura la settimana li ne toccava, fu quasi morta di dolore; e fattolo all’arciprete sentire, e da lui con rincrescimento mai simile tollerato, dopo molti e vari trattamenti per una fida mezzana adoperati, al fine in uno più piacevole che pericoloso fatto si fermarono. E per mandarlo senza dimora ad effetto, una domenica matina uscendo da la chiesa in presentia de tutto il popolo fingendosi la nostra Lisetta spiritata, di mano, di bocca, e di occhi a torcersi cominciò, e in maniera urlando che quante brigate v’erano per verissima spiritata la fuggivano. Il marito che più che la propria vita l’amava, vedendo tal novità, dolente sino a morte e piangendo amaramente, fattala in casa condurre, e avendo il dolore in parte cacciata la gelosia, e mandato subito per compare arciprete, che scongiurassero spirito e vedesse con qualche santa oratione di farlo di quinci partire, lacrimando il supplicò; lo quale con gravità fattosi avanti, e con solito ordine cominciando sua

  1. ammonita.