Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/178

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scongiura chi ello fosse lo addimandoe; a cui la giovene, come già ordinato aveano, rispondendo disse: Io sono lo spirito del padre de questa poveretta giovane, e di andare dieci anni tapinando in tal modo sono dannato. Il Veneziano sentendo quello essere il suo socero, accostatoglisi piangendo cosi gli disse: Deh, io ti prego da parte di Dio che tu esci de qui, e non voler più affligere tua figliuola. E rispondendo la spirito disse: Fra pochi giorni io uscirò de qui, ma te annunzio che entrerò poi nel corpo tuo, dove starò tutto il tempo che te ho detto a purgare il mio peccato, attento che tu fosti allegro de mia morte. Il povero Veneziano udita la fiera novella, lassato de la moglie il presente dolore, per la paura de’ suoi prossimi futuri guai tutto territo disse: Ah, dolente me, e non si troverà alcun remedio, o per via de elemosina o di altri beni, che tal sententia l’evocare se potesse? Maisì, rispose lo spirito, se tu volessi. Disse egli: Come, s’io voglio? io ne venderò insino all’asino mio. Allora lo spirito disse: A te conviene andare quaranta dì in peregrinaggio a quaranta chiesie, e a ciascuna far dire una messa per remissione de’ miei peccati; e lassa ordine a l’arciprete tuo compare, del quale iniquamente hai pigliata gelosia, che fra questo mezzo ne debbia dire qui altretante, e che ogni dì venga a dire tutte le ore canoniche all’orecchia di tua moglie, imperò che le soe orationi sono molto accette nel cospetto di Dio, attento quanto è e da bene e spirituate persona; e però da qui avanti gli abbi fede e divotione grandissima, che per le soe orationi io spero di non solamente riceverne la grazia, ma che Iddio ve abbia da multiplicare continuo le tue massarie. Il Veneziano udendo che pure alcun riparo se