Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/185

Da Wikisource.

— 123 —

chetta al collo, con soi danari una matina per tempo come gli altri dinanzi San Piero si collocoe, ed ogni volta che frate Antonio intrava o usciva, con lieto viso facendoli costui di cappuccio salutava; e in tal ordine continuando, e venendo anche desidederio al frate de aver soa dimestichezza, e un dì chiamatolo piacevolmente, e del suo nome, e di qual parte fosse il dimandoe. Biasio di ciò lietissimo divenuto, parendogli che il pesce odorasse l’esca, con accorte maniere in tal forma gli rispose; Messere, io ho nome Diego di Medina, al piacer vostro, e son qui non tanto per cambiar monete, quanto per comparare alcuna bella gioia ligata o sciolta che ne le mani mi capitasse, de le quali la Dio mercè sono grandissimo cognoscitore, come quel che lungo tempo in Scotia dimorai, dove volsi intendere molti secreti di tale arte. Come che sia, patre mio, io son tutto vostro; e venendovi de le nostre monete tra le mani, io sono apparecchiato con ogni piccolo guadagno a servirvi, così per rispetto de l’abito, come per amore de la vostra nova e a me carissima cognoscenza. Il frate udito lo acconcio parlar di costui, ed avendo inteso esser sì gran lapidario, non in poco grado piaciutoli, anzi grandissima ventura tenendosi di avere un tal amico acquistato così con viso giocundo gli rispose: Vedi, Diego, tu dei sapere che ogni bono amore è reciproco; però avendo io di singolare autorità e forse maggiore de’ penitenzieri di questa chiesia, non vi rincresca, quando alcuno de vostra nazione o d’altra vi capitasse innanzi, mandarlo da me che per vostro amore lo averò per recomandato, e di far per voi il simile o più mi darete cagione. E in tal modo di par-