Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/257

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tu sì caldamente mi ragionavi, in mille doppi maggiore l’ho ritrovata; però che avendoli stamane del tutto discoperta la mia ultima volontà volermi con lui remanere, mi ha donale le chiavi di ogni suo tesoro. E per tanto qualora ti piace togli il pregio per lo quale vendisti l’onore del comun parentado, e di me e d’ogni mio affare voglio che il fatto sia la tua ultima sorte, attento che io mi lascerei pria squartare che con teco ritornassi giammai. Il dolente marito, parutogli che il cielo gli cascasse in testa, cosi rispose: Giacomina mia bella, motteggi tu, o parli davvero? Lei rispose: Io motteggio, ed ho ragione, ma tu forse credi che io voglia far prova del tuo amore come tu dicesti ai miei fratelli, che mi avevi per provar la mia costanza richiesta; or voglio che poi che una volta la provasti, quella in eterno ti basti, e che di me per lo innanzi non possi alcuna esperienza vedere; però che devi ricordarti quante volte ti dissi: Marito mio, guarda che fai; e tu mi rispondesti che a te lasciassi il pensiero. E io così feci e intendo di fare, e che il pensiero sia tutto il tuo e non d’altri, e rimedia pure se sai, chè tutta gioiosa e senza alcun pensiero nelle delitiose braccia del mio novo Signore mi ritrovarò sempre più fresca. E aperto un forziero, e da quello trattone un sacchetto ove trecento ducati avea poco avanti numerati, gli disse: Togli il pregio de la poco da te gradita moglie, e qui più niente dimorare. E in un’altra camera entratasene disse: Addio, marito mio, e un’altra volta pensa che fai. E dietro serratasi mai più al suo vivente di vederla gli fu concesso. Il misero marito non sapendo pigliar altro riparo al suo mal fatto baratto, per