Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/258

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meno perdere, toltisi li trecento ducati, pieno di lacrime e sospiri a casa se ne ritornoe, dove dubitando non manco del furore de’ cognati che de la sua vergogna, brevemente se ne fuggì: ma quel che della donna avvenisse, e come il resto del suo tempo trionfando godette ciascuno il può facilmente giudicare.


MASUCCIO.


Temeraria presuntione sarebbe di colui che in parte alcuna volesse dannare quel che la mantuana giovene adoperò per castigamento del cattivo marito e sua eterna consolatione, e del non volersi movere da tanti beni quanti impensatamente e contro sua volontà avea trovati, forse ab eterno da la sua lieta fortuna destinatile; ed oltre a ciò come non si possa o debba dell’ingannato aver compassione, avendosi lui medesimo il ricevuto inganno comparato. Così veruno meritamente poria biasimare il Cardinale che non chiuse l’uscio a la benigna fortuna, avendogli quello che unicamente desiderava totalmente in mano recato; anzi mi pare che commendar lo dobbiamo che avendo il suo desiderio sotisfatto non si lasciò da avarizia affligere a non fare al buon uomo avere il promesso danaro, come forsi alcuni altri avrebbero fatto. Ma perché di tutti è stato a sofflcienza ragionato, e che non è da maravigliare se gli uomini non si ponno l’uno dagli agguati dell’altro guardare, voglio con un’altra novella un sottilissimo inganno recontare fatto ad un Santo per due nostri Salernitani, e come e con che cauta maniera seppero trarre li molti centinari di fiorini dal sagace popolo fiorentino.