Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/325

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diero in gambe più di un trotto serrato che con lento passo, e arrivorno dove avea i suoi compagni lasciati, e in quel punto medesimo che già disperati del suo ritorno aveano buttato lor legno in acqua, e si acconciavano per partire. I quali fattane insieme gran festa, senz’altra dimora tutti imbarcati, con prospero mare e vento fra brevissimo termine lietissimi gionsero a Trapani. La venuta de’quali sentuta, e saputo quanto Nicolao avea per vendetta del moro e castigamento de la moglie adoperato, oltre il general piacere, ognuno di perpetue lodi il commendava: ove lui per non parere ingrato de’ ricevuti beneficii da Lucia, se la prese per moglie, e sempre l’ebbe carissima, e sin che visse onorevolmente la tenne.


MASUCCIO.


Grande e orribile la scelleranza de la Trapanese si può dire non tanto di essersi sottoposta ad un sì vile servo, quanto di fuggirsi con lui in Barbaria: però molto mirabile si può giudicare la virtù del marito, il quale senza alcun ritegno volse l’onore a la propria vita preponere; e ancora che la fortuna ogni suo favore li avesse prestato, pure non si negherà che l’animosità sua non avesse ogni altra persona umana avanzata. Ma che diremo della sua liberalità e gratitudine usata a Lucia, di non solo di serva farla libera, ma per matrimoniale commistione con lui accompagnarla? E certo se lei gli avea donato con la vita insieme l’onore e le facultà, e fattolo vittorioso dell’optata impresa, niuno gran guidardone a ciò bastevole sarebbe stato, se non darle sé medesimo, come già fece. Imperò mi pare che de ogni altra lode