Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/416

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di Notte, che di Giustina era imo dei primi amatori e dei più ferventi a seguire la impresa, andando per la contrada e sentendo gridare, foco, foco, lui secondo s’aspettava al suo ufficio buttate le porte per terra rattissimo montò in casa, e imposto a le brigate che reparassero al foco, lui per servare il consueto ordene se pose dinanzi la camera del patrone della casa, a tale che le brigate che entravano non avessero le sue robe involate. E nè prima fu gionto che vide il fiorentino con la Giustina per mano tutti storditi e territi per fuggire il foco, la quale per li molti lumi che il Signore portava fu subitamente da lui cognosciuta; e da dolore e ammiratione confuso tu subito il suo fervente amore in fiero odio convertito, e volentieri se da l'autorità del suo ufficio non li fosse stato vietato l’averla con la spada da canto in canto passata, solo per lo pensare che colei che per unica al mondo de pudicitia e de onestà la avea sempre tenuta, e mai da lei de un solo reguardo essere satisfatto, la vedere a guisa de bagascia pubblica in casa di un mercante forestiero, e forse garzone d’altri, condotta. Nondimeno sentendo il foco essere già ammortato, refrenatosi alquanto, deliberò senza altro riguardo la venente matina farla col tamborro al bordello accompagnare, come di portare le femmine prese in pubblico adulterio è loro permesso; e con gran furia toltala di mano al poveretto fiorentino, con soe brigate uscito di casa, la menò in una capostrada dove era la prigione, e quivi a modo di vile serva carceratala impose a' pregionieri la dovessero insino a lo matino con diligentia guardare; e ciò fatto se n’andò discorrendo por lo suo quartiere, secondo l’ordene de l’officio