Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/443

Da Wikisource.

— 381 —

uno solo tanti ne cacciava, comandò a doi soi avantaggiati famigli che subito l'ammazzassero, i quali avendo ognuno de loro una giannetta in mano, tutti doi prestissimo gli corsero addosso e de più colpi a morte il ferirono, e uno di essi postagli la giannetta dietro li reni con la furia del cavallo gliela passò più d’un palmo fuori il petto, e l’altro avendogli il cavallo ammazzato, per morto fu buttato a terra. L’afflitta e dolente Eugenia vedendo essere morto el suo ferventissimo amante, de morire anche lei per ultimo partito prese, non meno per volere al reciproco amore e a sè medesima satisfare, che per non consentire che el suo delicatissimo corpo, che tanto al suo Virginio era piaciuto, fosse per alcuno tempo ad altrui volere posseduto; e senza altramente di proposito cambiarse subito di gran furia dal cavallo buttatase, e quasi come volesse il signore piangendo abbracciare, preso tempo che da coloro non fosse il suo operare interdetto, pose il suo candido e morbido petto a la ponta de la lanza che per lo corpo del misero amante usciva, e sopra de quello cadere lassatase, quanto de fora ve ne avanzava senza alcuna contradizione de la natura dentro al suo delicato corpo ve la pose; e con l’amante abbracciatasi, che anco spirato non era, e forte strengendolo disse: Ahi, dolcissimo signore mio, ecco colei per la quale l’acerba e violenta morte contro ogni onestà hai già ricevuta; ecco colei che volontaria è venuta a volerte a tale ultimo naufragio senza paura accompagnare, a tale che la toa Eugenia non sia mai sotto altro imperio trasportata; ecco colei che morendo te supplica per quello amore che vivendo parimente regnò tra noi e per quello che li nostri