Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/442

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rato, che li doi miseri amanti con festa caminando però che loro pareva essere fora d’ogni pericolo, se abbattero con uno squatrero che dal campo de la Signoria fuggendose nell’esercito del Duca de Milano se ne andava, il quale vedendo quest’omo d’arme sì bene in ordine di cavalli, d’arme, di famigli, e di carriaggi, deliberò de svalisarlo, e a la sua gente comandò che gli dessero dentro: i quali senz'altra consultatione da lui aspettare cominciorno a menar le mani, ora un famiglio ora un altro abbattendo, e i cavalli pigliando, e presi i carriaggi, e ogni altra cosa posta a sacco, accorgendosi del speciosissimo paggio che una rosa di maggio parea, non come gli altri lo scavalcarono, ma il presono per la briglia, e il voleano tra loro menare. El disavventurato Virginio che dolente a morte insino a lui ogni cosa avea sofferta, e più volte fatto pensiero de volere in ciò sue forze opponere, ancora che invano contra a tanti se avesse adoperato, a tale che con le facultà la vita perdesse, pure sperando che se la donna sola gli restasse poco il resto averia stimato, vedendola da sé dispartire, lui che gagliardissimo era, e dolore e amore gli aveano dato di novo coraggio, propose del tutto volere come a valoroso cavaliere morire, e non essendo d’altro che di bracciali, e arnesi di faide, e fiancali guarnito, posta mano a la spada arditamente se buttò tra loro, e ferito a morte colui che la briglia de la donna tenea e più altri dinanti e da traverso feriti, parea che un fiero leone tra vili pecore fosse gionto: ma el capo squadra che ciò con rincrescimento grandissimo vedea, da fiera ira acceso e de rabbia tutto fremendo per lo conoscere che