Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/449

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suto solcare, volere nel suo medesimo il seme spargere, e tenendo per fermo appicciare la soa Selvaggia, recatasi in braccio Caterina gliene donò una picchiata de le bone: el che la poveretta per fargli credere che lei fosse la moglie con piacere e pazienza sel pure sostenne. Il molinaro che lento e affaticato in casa se n’era entrato, e al suo letto postosi per dormire, senza fare motto se stava fermo: Selvaggia estimando del certo che el marito fosse, senza alcuna parola lietamente il ricevette, e dopo che alquanto ebbe aspettato, e non sentendo l’amante darle alcun segno de battaglia, per non essere lei la ingannata e beffeggiata in tale impresa, lo cominciò a tasteggiare: il molinaro che con la moglie credea essere, ancora che più bisogno di dormire che vaghezza di scaramozzare avesse, pur sentendosi e mordere e scherzare, forzato a lavoro, da una in su diede acqua al non suo molino. E parendo a la zavattera tempo de mandare fora el conceputo sdegno, rotto il silenzio, gli prese a dire: Deh traditore cane disleale, chi ti hai creduta tenere in braccio, la moglie del tuo tanto caro amico? al terreno del quale credendote lavorare, forse per servargli amicizia, lo hai più che lo solito coltivato mostrandote sì gagliardo, e a casa pare che non abbi fiato; ma la Dio mercè questa volta t’è pure el pensiero fallito, nondimeno io provederò punirte del tuo peccato. E con simili e assai peggio parole increpandolo, lo molestava che le respondesse. El povero molinaro ancora che a tale partito fosse muto devenuto, pur intendendo le parole cognobbe colei esser la moglie del suo caro compagno, ma comprese el fatto pontualmente come era passato; de che