Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/590

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giore stato onore e gloria reporre me potrestivo, lo cognoscimento de me stesso ave in sé tanta forza, che come el rendervi de debite grazie lo esprimere non me è concesso, così lo accettare de tanto eccelso loco non me pare che da niuna onestà o dovere me debba essere permesso: e però a la discreta consideratione de toa Maestà, e de soa Signoria se remanga, e all'uno e all'altro mancamento supplendo satisfare; e io nè dalla fortuna nè da veruna mea operatione, se non dalla benignità de toa Maiestà, non meritato ma per liberalità donato tenendo, per tuo recomperato servo e del Conte minimo servo in eterno m'appellerò. E al Re el piede baciato, di più oltra intorno a ciò parlare se restarno. El Re magnificentissimo per non porre el fatto en longo, anzi per mandarlo con celerità ad intiero compimento, comandò subito che el sequente dì al suo regale palagio suntuosa e grandissima festa fosse apparecchiata; e così fu fatto: dove raunata la gran caterva dei baroni e cavalieri, de donne assai e d'altra molta nobile gente, senza nè per la donzella nè per altri di ciò le cagione sentirse, come el Re volse, fu la lieta festa cominciata. Nel colmo de la quale fatta la figliola del Conte venire non meno de natura che de arte fatta bella, in maniera che de non altro che lei mirare dava a ciascuno cagione, doppo che da gli araldi fu messer Aries per generale capitaneo de l’esercito, e per Conte de Foes bandito e devolgato, per el contado che senza signore era rimasto, in tanto memorevole spettaculo fè la gentil damizella dal novello Conte per moglie sposare: per la cui cagione fu la raddoppiata festa continuata, e l’allegrezza de ciascuna fatta maggiore. E non dopo mol-