Pagina:Il Pastor fido e Compendio della poesia tragicomica.djvu/362

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Dovria chiamarti il mondo,
E non madre d’Amore.
Ecco in quanta miseria
Tu hai precipitati
Que’ duo miseri amanti.
Or va’ , tu che ti vanti
D’esser onnipotente;
"Va’ tu, perfida Dea; salva, se puoi,
La vita a quella ninfa
Che tu con tue dolcezze
Avvelenate hai pur condotta a morte.
Oh per me fortunato
Quel dí che ti sacrai l’animo casto,
Cintia, mia sola Dea:
Santa mia deitá, mio vero nume;
E cosí nume in terra
Dell’anime piú belle,
Come lume nel cielo
Piú bel dell’altre stelle!
Quanto son piú lodevoli e sicuri
De’ cari amici tuoi l’opre e gli studj,
Che non son quei degl’infelici servi
Di Venere impudica í
Uccidono i cignali i tuoi devoti;
Ma i devoti di lei miseramente