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il re del mare 99

Eppure non mancava nulla nel kampong. I magazzini erano ben forniti, le tettoie erano piene di gabà, quel bellissimo riso che coltivano i Giavanesi e che supera di gran lunga quello di Rangoon; nel recinto interno le galline selvatiche razzolavano in gran numero pronte ad offrirsi agli stomachi degli assediati senza protestare; le frutta non facevano difetto e le cantine erano piene di bram. Che più? La guarnigione poteva, nelle ore più calde del giorno, dissetarsi con della buona kalapa, quella bibita rinfrescante racchiusa nelle noci di cocco, essendovi delle piante di quella specie intorno all’aia; e fumare senza risparmio dei deliziosi cortados, quei profumati sigari di Manilla e dei rorok giavanesi, piccoli sigaretti rotolati in una foglia secca di nipa, che sono così gradevoli.

— Che cosa ti manca per annoiarti, amico? — gli chiese sul cader del quinto giorno l’indiano, vedendo che Yanez appariva più annoiato che mai. — Io credo che nessuna guarnigione si sia trovata fra tanta abbondanza.

— Questa calma mi sfibra — aveva risposto il portoghese.

— Calma, la chiami! Ma se le artiglierie del nemico tuonano da mane a sera!

— Per bucare semplicemente dei panconi che non hanno mai fatto male ad alcuno e che non protestano.

— Vorresti che le palle bucassero i nostri uomini?

— Tu hai ragione da vendere, mio caro Tremal-Naik, eppure io vorrei andarmene di qua.

— Non hai che da far alzare la saracinesca. Io però al tuo posto preferirei passeggiare intorno al bengalow — rispose l’indiano ridendo. — Io credo che la tua irrequietezza dipenda dall’assoluta mancanza di notizie di Sandokan.

— Anche questo è vero. Vorrei sapere come si svolgono le cose a Mompracem: e sospiro il ritorno di Kammamuri.

— Lasciagli il tempo necessario.

— Dovrebbe essere già qui.

— La regione che ha dovuto attraversare per raggiungere la costa non è sempre sicura, mio caro Yanez; e può aver trovato sul suo cammino non pochi ostacoli. Saliamo sul terrazzo della saracinesca e andiamo a dare uno sguardo agli assedianti prima che il sole tramonti.

Lasciarono il salotto dove avevano appena allora terminata la cena in compagnia di Darma, e si portarono verso le cinte.

Gli uomini di guardia, che quella sera erano un gruppo di giavanesi, stavano terminando il loro pasto serale, a cavalcioni dei