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il re del mare 131

Al di là del capo Gaya, il vento era venuto quasi a mancare ed i due velieri non avanzavano che con estrema lentezza.

— Bramerei trovarmi ben lontano dalla baia prima dell’alba — mormorò il portoghese. — La foce del Kabatuan per poco non è stata fatale alla mia Marianna.

Vegliò fino all’una del mattino, poi non scorgendo nulla di sospetto, cedette la barra a Sambigliong, sdraiandosi sotto un banco, su di una vecchia vela di vimini.

Un grido del mastro lo svegliò bruscamente alcune ore dopo:

— All’armi! Tutti in piedi!

Cominciava allora ad albeggiare e i due prahos, che durante la notte avevano camminato pochissimo, si trovavano verso la punta settentrionale dell’isola di Gaya.

Yanez, udendo il grido del suo fedele mastro, era balzato rapidamente in piedi, chiedendo:

— Ebbene, che cosa c’è? Che non si possa dormire un momento tranquilli e...

Si era bruscamente interrotto, facendo un gesto che tradiva una viva ansietà.

Un grosso giong, un veliero assai più rotondo e più lungo dei soliti prahos, con due vele triangolari, usciva in quel momento dalla baia, seguìto da una mezza dozzina di doppie scialuppe munite di ponte e da una scialuppa a vapore che non portava alcuna bandiera sull’asta di poppa.

— Che cosa vuole quella flottiglia? — si era domandato il portoghese.

Un colpo di mirim, partito dal giong, sparato a bianco, fu la risposta. La flottiglia intimava ai due prahos di fermarsi.

— I dayachi, signore! — gridò in quell’istante Sambigliong, che si era slanciato verso prua per meglio osservare gli uomini che montavano il veliero e le doppie canoe. — Signor Yanez, virate di bordo e gettiamoci verso la costa!

Il portoghese mandò una bestemmia.

— Ancora essi! — esclamò poi. — Ecco la fine!

Era una follìa tentare d’impegnare la lotta con forze così poderose e munite di lila e di mirim e fors’anche di spingarde. Fuggire era pure impossibile: la scialuppa a vapore, che era pure montata da uomini di colore, malesi e dayachi, non avrebbe tardato a raggiungere i due vecchi e pessimi velieri.

Gettarsi verso la costa o meglio ancora verso l’isola di Gaya,