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132 | emilio salgari |
coperta di folte foreste, era l’unica salvezza che restasse ai fuggiaschi.
— Appoggiate sulla costa! — gridò Yanez. — E armate i fucili.
Il praho di Tremal-Naik che si trovava a sette od otto gomene da quello di Yanez, aveva già virato di bordo e muoveva sollecitamente verso Gaya.
Disgraziatamente il tempo mancava. Il giong, accortosi dell’intenzione dei fuggiaschi, con una lunga bordata si era inframmezzato fra i due prahos, seguìto subito dalla scialuppa a vapore ed aveva cominciato a far fuoco coi suoi lila, cercando di abbattere le manovre.
— Ah, canaglie! — aveva gridato Yanez. — Ci separano per distruggerci più facilmente. Su, Tigri di Mompracem, diamo battaglia e affondiamo tutti piuttosto che cadere vivi nelle mani di quei selvaggi.
Afferrò la carabina e per il primo aprì il fuoco, sparando sul ponte del giong.
I suoi uomini avevano pure impugnate le armi, moschettando vigorosamente l’equipaggio della nave avversaria.
Anche sul praho di Tremal-Naik, quantunque stretto fra il grosso veliero e la scialuppa a vapore che tentava di abbordarlo, le carabine tuonavano furiosamente, tentando una suprema resistenza.
Non doveva durare a lungo quella lotta così impari. Una bordata di mitraglia disalberò d’un colpo solo il praho dell’indiano rasandolo come un pontone ed immobilizzandolo, mentre una piccola granata, sparata dal pezzo d’artiglieria che armava la scialuppa a vapore, sfondava la ruota di prora, aprendo una falla enorme.
— Tigrotti di Mompracem! — aveva gridato Yanez, che si era subito accorto della disperata situazione in cui trovavasi Tremal-Naik. — Andiamo a salvare la fanciulla!
Il praho virò per la seconda volta di bordo cercando di accostarsi a quello dell’indiano, quando si vide tagliare la via dal giong.
Il grosso veliero, compiuta la sua opera di distruzione, si era rivolto verso quello di Yanez, mentre la scialuppa a vapore abbordava, con due doppie scialuppe d’appoggio, quello di Tremal-Naik che cominciava ad affondare.