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il re del mare 287

Le navi nemiche, quantunque fossero ancora lontane, avevano aperto il fuoco e le cannonate si succedevano alle cannonate e qualche proiettile s’inabissava a poche dozzine di metri dalla imbarcazione. Fra qualche minuto quelle masse metalliche dovevano giungere a destinazione.

Il Re del Mare era però ormai a poche gomene. Manovrò in modo da coprire la scialuppa dai tiri delle artiglierie avversarie, opponendo ai proiettili i suoi poderosi fianchi, poi la scala fu abbassata d’un colpo solo.

L’ingegnere Horward, Darma e Surama con Kammamuri erano usciti dalla torretta di poppa, gridando:

— Presto!... Presto!... Salite!...

Alcuni marinai avevano già calati i paranchi per issare la scialuppa.

Yanez, Sandokan, Tremal-Naik ed i loro compagni si slanciarono sulla scala, dopo averne assicurato i ganci.

— Finalmente! — esclamò l’americano. — Credevo che non arrivaste in tempo.

— A posto gli artiglieri! — gridò Sandokan. — Doppi timonieri alla ruota!...

— Avremo da fare per sbarazzarci della squadra; però siamo forti e veloci — disse Yanez.



XIV.


Il «Demonio della Guerra».


Il Re del Mare, imbarcata rapidamente la scialuppa, aveva subito virato di bordo lanciandosi verso il nord, onde non impegnarsi fra le scogliere che si prolungavano verso occidente.

La squadra degli alleati accorreva a tutto vapore, sperando di tagliargli il passo e forzava le macchine per giungere in tempo.

Nessuna però di quelle navi, tutte di tipo antiquato, logorate nelle stazioni d’oltremare, poteva competere col velocissimo incrociatore, il quale marciava già a tiraggio forzato, nè poteva competere con le sue formidabili artiglierie.

I proiettili cadevano fitti sul ponte dell’incrociatore e battevano anche furiosamente i suoi fianchi e le granate scoppiavano in buon