Pagina:Il Roccolo.djvu/22

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per dare alla stanca mente sollievo trattiensi a respirare l’aria aperta della campagna) donando a qualche amena applicazione quell’ore, ch’altri sogliono allora donare al giuoco, al sonno, alle oziose piume? E ciò, che in altri studio degno di approvazione e di laude in ogni tempo sarebbe, in me diverrà (perchè alcuni soli pochi momenti v’impiego) degno di biasimo, e di rimprovero? Sono queste di quelle censure, che sogliono far coloro, i quali dalla natura non ricevettero nè genio nè talento di poetare felicemente „ Grazie che a pochi il Ciel largo destina „ anzi neppure quell’armonica simetria d’organizamento, che rende l’Uomo suscettibile della ineffabile soavità, che la Poesia (cosa divina ben giustamente detta) crea pienamente in coloro, i quali hanno le muse favorevoli, e in qualche parte ancor in coloro, i quali sortito avendo un’anima ben fatta, son disposti per comprenderla, e per gustarla. Tali riprovatori però d’un’arte, che fu la sola depositaria de’ naturali e de’ celesti arcani pel corso di tanti secoli, rassomigliar si potrebbero a certi mercatantuoli, i quali sogliono sprezzar quelle merci, ch’essi non hanno ne’ loro fondachi. Ma posciachè altri vi sono, i quali, se assolutamente la Poesia non condannano, condannano però coloro, i quali di favole, e di Gentilesche Divinità tuttavia non cessano ancora tra noi poetando di favellare; a questi null’altro dico presentemente se non, che in breve (Iddio aiutandoci) si daranno al Pubblico ample e chiarissime annotazioni di tutto questo Poemetto, nelle quali esporrannosi moltissime erudizioni, e mitologicamente si moralizeranno que’ passi, i quali nella superficie loro null’altro appaiono, che invenzioni capricciose d’una fervida fantasia, onde sembra che solamente mirisi a dilettare inutilmente i Lettori. Abbiano però cotesti gravi Aristarchi la compiacente benignità di sospendere per poco i rimproveri e le invettive fino a che loro sia mostro quali documenti si ascondano „ sotto la scorza delli versi strani „ e forse conosceranno allora di non aver poi tante ragioni, quante di averne si persuadono di biasimare chi anche in oggi col misterioso linguaggio, onde sempre parlarono per l’addie-